
L’Acceptance and Commitment Therapy, detta in breve ACT, è un recente approccio terapeutico cognitivo comportamentale che ha rivoluzionato alcuni paradigmi della psicoterapia, influenzando in modo significativo anche operatività che non si riconoscono nella famiglia cognitivista.
Per questa ragione ci si riferisce spesso all’ACT come terapia cognitivo comportamentale di terza generazione, essendo la prima generazione il comportamentismo basato sul condizionamento, e la seconda il cognitivismo basato sull’importanza delle convinzioni.
Per l’ACT assume invece centralità il linguaggio, ovvero la capacità esclusiva della specie umana di mettere in relazione le cose in modo arbitrario.
Arbitrarily Applicable Relational Responding è il termine tecnico che si riferisce alla capacità di comprendere, generare e rispondere a relazioni arbitrarie: ovvero relazioni che non si basono su aspetti fisici tangibili.
Ad esempio, il valore di una banconota non si basa sul materiale di cui è fatta, sulla sua dimensione o sul suo aspetto. Il suo valore è, appunto, arbitrario.
Proprio grazie alla capacità di comprendere e generare relazioni arbitrarie, gli umani sono in grado di usare il linguaggio per comunicare: ad esempio non c’è alcuna relazione tangibile tra la parola “mano” e una mano. Infatti, per designare la stessa cosa, in altre lingue si utilizzano parole completamente diverse. Le parole sono in una relazione arbitraria di coordinamento con le cose che designano.
Allo stesso modo, gli umani sono in grado di comprendere e generare relazioni di comparazione (più grande, più piccolo, più alto, più basso, più lontano, più vicino, più importante, meno importante), relazioni di inclusione (una pietanza è fatta da ingredienti, ciascun ingrediente comprende alimenti come glicidi, proteine, grassi), relazioni spaziali (sopra, sotto, etc.) relazioni temporali (prima, dopo, etc.) relazioni di prospettiva (io-qui-ora verso tu-là-allora), e così via.
Lo studio di come le relazioni arbitrarie influenzano il comportamento umano è l’oggetto di una teoria del linguaggio e della cognizione umana chiamata Relational Frame Theory.
L’ACT non è altro che la Relational Frame Theory applicata alla psicopatologia e alla psicoterapia.
Qual è dunque la concezione che l’ACT ha della psicopatologia umana?
Per l’ACT la psicopatologia è l’effetto della rigidità psicologica, ovvero della tendenza a identificarsi in narrazioni di se stessi senza tener conto della realtà interna e esterna, ovvero della nostra esperienza emotiva e di ciò che sperimentiamo nel mondo con i nostri sensi.
Lo scopo della psicoterapia è invece di promuovere la flessibilità psicologica, ovvero la capacità di distinguere il mondo dei significati da quello dei fatti, il mondo della narrazione da ciò che si osserva effettivamente quando prestiamo attenzione al mondo esterno e alla nostra esperienza interiore.
Questo aspetto della psicoterapia avvicina l’ACT alle terapie mindfuness based nelle quali è centrale la capacità di prestare attenzione con apertura e senza pregiudizi a ciò che emerge nella nostra consapevolezza, indipendentemente da quanto sia gradevole o sgradevole, bello o brutto, positivo o negativo.
L’ACT è molto vicina anche alle terapie meta-cognitive in cui è più importante il rapporto con il proprio mondo cognitivo piuttosto che i suoi contenuti.
Infine, l’ACT è una terapia funzionale, in quanto adotta l’idea che i comportamenti svolgono delle funzioni (hanno degli scopi) e che comprendere gli scopi di un comportamento significa comprenderne la psicopatologia.
Le funzioni dei comportamenti si esprimono in un contesto fatto di antecedenti con funzioni discriminative e conseguenze con funzioni di premio o punizione.
Dal punto di vista funzionale, lo scopo dei comportamenti problematici è sempre di evitamento esperenziale, ovvero sono dei tentativi per allontanare, controllare, ridimensionare, esperienze interiori (emozioni) indesiderate. E sono rappresentati da speciali antecedenti detti “regole” inflessibili, a loro volta basate su narrazioni in cui le persone si indentificano confondendo la realtà con il mondo dei significati.
L’ACT mira a modificare la funzione degli antecedenti e delle conseguenze per influenzare i comportamenti problematici e promuovere comportamenti alternativi più aperti e flessibili che abbiano la funzione di orientarsi a valori e esigenze autentiche, piuttosto che alla fuga dalle proprie emozioni difficili.
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